Il Fiume resta
di Steve Bisson
L’acqua
è indispensabile alla vita umana e per questo i fiumi sono i luoghi
dove fiorirono le prime civilt? . Dall’Egitto alla Mesopotamia,
dall’India alla Cina. Per millenni i corsi d’acqua hanno garantito cibo,
terreni fertili, spostamenti, igiene e argilla per costruire. Un
rapporto di equilibrio che tutto sommato ha retto fino al secolo
precedente quando ancora era prassi fare il bagno dietro casa.
La
pressione demografica e lo sviluppo industriale hanno successivamente
messo in crisi la sostenibilit? di questa secolare convivenza. L’uomo
moderno è allora corso ai ripari per mitigare i propri impatti
ambientali o meglio per contenere i danni. Tuttavia la questione resta
aperta. Il Collettivo Synap(see) pertanto ha voluto dedicare la propria
campagna annuale di indagine fotografica alla definizione di fiume, per
offrire una pluralit? di sguardi autorali su diversi territori, sulle
loro sembianze e mutazioni.
L'Arno straripa a
Firenze. Così canta la Nazione in prima pagina la mattina del 4 novembre
del 1966. Sono passati 50 anni dal disastroso alluvione. Per misurare
questo arco di tempo Giovanni Presutti colleziona diapositive, album
ricordo, biglietti di auguri, cartoline d'epoca e altri souvenir. Questa
bacheca amarcord dialoga quindi con una serie di fotografie di opere
per la tutela del rischio idrogeologico che acquistano una dignit?
particolare, manifestando apertamente il fatto che la natura non è buona
o cattiva, ma è piuttosto indifferente alle ragioni umane. Con essa ci
dobbiamo misurare, sempre.
Sergio Camplone
rispolvera la stagione poco conosciuta della chimica italiana a Bussi
Officina, nella Valle del fiume Pescara. Qui è sepolta stando alle
indagini del Corpo Forestale una "bomba ecologica", una discarica
abusiva tra le più grandi d'Europa dove sono stati smaltiti illegalmente
oltre centomila tonnellate di scarti di lavorazione chimiche ed
industriali. Immagini di un’attualit? quasi neutra e distaccata, al
limite della finzione, si mescolano con visioni d'archivio e foto
d'epoca generando corrispondenze inattese e cortocircuiti temporali. Il
prima e il dopo non esistono. Tutto fa presente.
Antonella
Monzoni compie il suo viaggio nell'area compresa tra gli argini del
Secchia e del Panaro, in Emilia Romagna. In una "terra di mezzo" dove
trova spazio una comunit? che con i fiumi ha un legame ben sedimentato e
che affiora sfogliando i ricordi famigliari. Non è un documentario
bensì un diario quello che raccoglie la fotografa modenese bussando alle
porte della memoria locale. Un corteggiamento paziente quasi come
quello dei due fiumi, maschio e femmina dicono, che scorrono verso la
foce senza toccarsi mai.
Stefano Parrini
circoscrive la zona del fiume Merse salita alla cronaca per i versamenti
di inquinanti derivati dalle scorie stoccate nei pozzi delle miniere
presenti nella regione. In quel tratto il fiume si distingue per una
colorazione color ‘mattone' - così definita dagli atti della direzione
provinciale dell'ARPA Toscana - che sa di ferro, di metalli pesanti e di
quell’insistente volont? dell’uomo di modificare l'ambiente allo scopo
di migliorare o peggiorare la propria esistenza. Dipende dai punti di
vista. Ecco allora che il pantone #1385 diventa un monito
incontrovertibile, una parola d'ordine inequivocabile.
Il
Cecina è un piccolo corso d'acqua oggi minacciato, come buona parte del
suo territorio, dalla strategia del "vapore dominante", la geotermia.
Prima ancora però il fiume è fonte di esistenza per molti organismi che
corrono il rischio di essere dimenticati. Da qui la scelta di Andrea
Buzzichelli di illustrare per immagini l'intero ciclo di vita delle
rane. Con i suoi due bambini egli ne segue l’evoluzione, il meraviglioso
schiudersi della vita. La graduale trasformazione da girini in
minuscoli anfibi. Nei suoi scatti, nelle sue scansioni temporali,
prevale lo stupore di chi ci porta a osservare la natura per ritrovare
nelle nostre origini qualcosa di universale.
Paola
Fiorini si muove lungo le sponde del fiume Adige dal Trentino al
Veneto. Attraversando le stagioni e sfiorando la sua citt? , Verona. Lo
fa seguendo più un criterio personale, poco razionale. Talvolta
accompagnata dal marito e dalla figlia. Nel tentativo di ricongiungersi
con un paesaggio a cui sente di appartenere. Un palcoscenico di
emozioni. A questo danno voce le sue fotografie: allo stare al mondo,
alle conseguenti necessit? e ad un tempo che non smette mai di scorrere.
Nemmeno quando lo stiamo a guardare.
Questi
lavori fotografici ci parlano di acque, di luoghi e delle trasformazioni
che in essi insistono. Se nella storia il fiume resta allora è ciò che
lo circonda a cambiare. Sono gli insediamenti produttivi che ne
sfruttano le risorse, le abitudini e le tradizioni della gente, i segni
stratificati nel paesaggio, le condizioni di vita delle specie animali, i
modi comuni di percepire e intendere lo stato dell'ambiente, fino ai
bisogni più intimi di appropriarsi dello spazio. Tutto questo racconta
di un noi come societ? . Del come siamo stati, siamo e, forse, saremo.
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