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Terre di Mezzo, un album di famiglia

Terre di Mezzo è il territorio “stretto” che ho individuato tra due fiumi, Secchia e Panaro, nella provincia di Modena, verso il Po.
È una regione fertile, un grembo materno, dove da sempre Panaro-fiume maschio e Secchia-fiume femmina si muovono paralleli verso la foce, non si toccano mai, ma si corteggiano continuamente, le loro acque toccano i grandi argini e attraverso le irrigazioni e i canali si riversano nei terreni garantendo una fertilità indiscutibile.
È una “zona mesopotamica” a cui è stata dedicata negli anni Trenta un monumento, una grande fontana nel centro di Modena disegnata da Giuseppe Graziosi, che mostra due figure, una femminile e una maschile, che simboleggiano rispettivamente i due fiumi i cui getti d'acqua sono orientati ognuno verso il rispettivo alveo.

Chi nasce qui convive con due fiumi, ma ne ama solo uno. Quello più vicino, quello che lo riporta ai ricordi dell’infanzia o quello che non lo ha mai tradito.
È stata questa, da subito, la chiave che ha spinto la mia ricerca del tema 2016 del Collettivo: approfondire il forte legame degli abitanti con il territorio e i fiumi, scoprire che gli argini sono contenitori pazzeschi e che dentro ci sta tutto, famiglia, lavoro, memoria, paure.
E la conclusione del lavoro si è palesata con il “mezzo” ideale a questo tipo di racconto: un album di famiglia che contenga fotografie contemporanee ma anche fotografie “donate” dalle persone che ho conosciuto, accompagnate dai loro pensieri, che parlano del loro vissuto e dei loro sentimenti nei confronti di queste terre, per niente facili, che in passato erano solo paludi, che non hanno fatto mancare gravi accadimenti come alluvioni e terremoti, ma che hanno donato gioie e sostenuto grandi passioni.

“Siamo gente di fiume” mi hanno detto “abbiano un’innata capacità per sopravvivere”.