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Déjà – vu o Estetica del momento qualsiasi

"Una foto non scattata è un ricordo che non c’è" George Eastman

380 bilioni di scatti.

380 milioni di immagini caricate su Facebook ogni giorno.

4 miliardi di fotografie uploadate su Istagram a Luglio 2012.

Scatto, registro, condivido. Ogni cosa del mondo reale è un soggetto potenziale.

Lo scatto costituisce l’equivalente meccanico con cui l’uomo realizza e cattura la sua identità. Autoaffermazione e controllo.

Leggere una fotografia significa inevitabilmente leggere nella mente e nell’ego del suo autore, percepire la registrazione visiva di come gli appariva il mondo al momento dello scatto.

In questa società liquida di fotografia democratica l’immagine muta in elemento di viralità sociale.

La storia privata è una storia plurale. E in quest’orgia di visioni e condivisioni i tuoi ricordi diventano i miei, e mi ritrovo a rievocare momenti che non ho vissuto mai.

La rivoluzione digitale priva la fotografia della sua anima più intima, quella legata alla memoria. L’epoca delle immagini del passato soccombe al flusso ininterrotto di autopresentazioni dell’Io nel presente.

Il nuovo noema è "Adesso".

L’occhio meccanico dello smartphone è organo incosciente del nostro corpo socializzante, feticcio sessuale che spia la ritualità del quotidiano, veicolo di appropriazione della sensazione di uno sguardo e di un momento. È l’apoteosi dello scatto anonimo privo di consapevolezza estetica. È la glorificazione di un presente banale, spettacolarizzazione del privato e certificazione di presenza. È la ridondante fiera del sé. Comunicazione al suo grado primario. Una massa irregolare e anarchica di immagini assolutamente sostituibili.

Come un moderno narciso digitale, Giovanni Presutti ci consegna i suoi istanti banali che, come maschere sociali del nostro Io, si offrono ad anonimi voyeurs divoratori di immagini, impegnati in un avido e perverso commercio estetico.

È il caos deforme di scatti incapaci di reale significazione, caricati di un realismo affettivo privo di ogni sentimentalismo.

Performance rituali, diari gastronomici, stati d’animo non alfabetici legati ad un istante dove il tempo non esiste perché tutto è ripetizione.

972 immagini mute (corredate da 18 video), filtrate dalla lente Hipstamatic, trovano perfetta collocazione in 18 pannelli dall’estetica Pop, cornice ideale per l’esaltazione simbolica di anonime icone contemporanee. E nell’incalzante riproposizione e moltiplicazione di immagini Giovanni Presutti ci svela l’egemonia del multiplo sull’originale, la vittoria dell’effimero fotografico e lo stordimento del nulla.

In un universo di fotografie libere da turbamenti estetici, lontane da riflessioni sulla filosofia del vedere o sull’ambiguità dell’immagine, il lavoro fotografico di Presutti rivela un’ansia di perfezione che innesca un corto circuito tra l’esasperazione contemporanea dell’estetica e la pochezza dei contenuti.

Fotografi VS Fotografatori.

Gli eccessi di visione dilaniano la bellezza del mondo. "Correndo da una cosa all’altra, senza guardare attentamente, perdiamo tutto. Abbiamo bisogno di fermarci. Di vedere oltre il semplice guardare".